Ciao Miuccia, oggi è il tuo settantaquattresimo compleanno e per questo motivo ho deciso di scriverti una lettera, che non leggerai, ma ho bisogno di dirti quel che sento.
Ti do del “tu” perchè sono convinto che dietro l’etichetta di Signora Snob che ti è stata costruita addosso, resti una ragazza ricca, sofisticata e intellettuale di Milano che ama i vestiti e non metti in soggezione nessuno, come invece tutti vogliono farmi credere.
Ti scrivo perché è grazie a te se ho iniziato a studiare Moda, e per questo riconosco che tu più di ogni altro al mondo hai contribuito a creare un’idea di stile, personale, unico e riconoscibile che ha influenzato, influenza e influenzerà intere generazioni
Hai insegnato ad anatomizzare, attraverso il tuo punto di vista borghese milanese, ogni tipo di tema facendolo diventare fuoco, sangue, lacrime, orgasmo.
Poi hai cancellato tutti gli stereotipi dietro la narrazione dell’abbigliamento femminile in un modo così unico e moderno che nessuno l’ha mai fatto come te, tanto che già dalla tua prima collezione di abiti nel 1988 tutto era permeato da un senso di classicismo e di lusso accompagnati da un rigorosa semplicità ispirata alle divise scolastiche e al neorealismo italiano, che lasciavano intravedere però uno spirito più selvaggio rispetto a quello di altri creatori di moda.
E ancora hai superato tutti intorno a te, restando per lungo tempo l’unica che riusciva a esprimere un racconto intellettuale attraverso abiti apparentemente semplici, portando la semplificazione del sogno ad un livello così favolosamente semplice da risultare bello, ma soprattutto hai sempre avuto una prospettiva estetica diversa dagli altri così forte da deflagrare ogni volta come una bomba nucleare, un mondo che a ogni stagione sembrava si annullasse per fare spazio a uno migliore, più nuovo, più vero, più Miuccia.
Saranno gli anni che passano, sarà che la tua amica del cuore non c’è più ma da qualche tempo sembra che il meccanismo dell’eterno rinnovamento ti stia sovrastando e in qualche modo opprimendo e sembra, sempre di più, che manchi una spinta sincera dietro ogni storia, mentre i segni, tanti, continuano ad affastellarsi l’uno sull’altro.
A volte il gioco ti riesce ancora, altre riesce meno. Il problema di essere sempre la prima immagino non sia facilmente risolvibile, immagino che le responsabilità siano giganti, gli stimoli continui e le decisioni da prendere sempre improcrastinabili. La verità è, o almeno la mia verità è, che in questo momento nel mondo c’è un sacco di gente che si sente come abbandonata, orfana. Non del pezzo più desiderabile della collezione, ma di te.
Si Miuccia, mi (ci) manca la tua presenza piantata in mezzo a ogni collezione, del tuo pensiero libero, del tuo sguardo deciso, senza paura, di come quando dicevi che «Io preferisco fare tante cose male che una sola bene». Ci manca il tuo essere dissonante, dodecafonica, antitetica, ci manca il brivido del rischiare continuamente l’errore, e quando lo riconoscevi non lo correggevi, non ritoccavi il tuo lavoro, ed era proprio questo il nuovo, il tuo sbaglio.
So che nel mondo ci sono problemi molto più gravi ma guardando le tue (vostre, forse più sue che tue) ultime sfilate tu non ci sei più, appari sbiadita in quella che è una visione che è la radice del marchio Prada e che, nella sua radicale semplicità non si vede da tempo. Ultimamente hai detto che “il nuovo non è più rilevante” ma il tuo nuovo è istinto, è Miuccia e ora sembra altro.
Io non ho mai avuto la straordinaria opportunità di conoscerti ma sono certo che tu sia totalmente il contrario di quello che penso: mi preparerei a conoscere un’icona del gusto, alla superbia delle sue scelte concettuali, al distacco del suo trionfo mondano e commerciale, e mi ritroverei di fronte una donna che ha l’aspetto e i modi di un’amica di famiglia. Proverei allora a ricollocarti lassù, tra le idolatrie di questi nostri tempi senza bussola, per ristabilire la necessaria disparità. Ma tu staresti li, mestando tra i pensieri e le passioni, tra l’impulso di dire e il dovere di trattenere senza rinunciare al vezzo di mostrarti come sei: una persona intatta nelle tue contraddizioni, una signora della moda che si tiene aggrappata con i denti alla ragazza che fu, continuando a tessere quel filo rosso che ti farà un giorno ritrovare gli entusiasmi della giovinezza.
Non so perché ma penso che dentro di te ci sia una parte che vuole tornare alle origini, che sta cercando un modo per abbandonare le faticose sovrapposizioni di stampe, gli styling eccessivi, i collage, l’overload, in favore di qualcosa di più semplice, comprensibile, perfetto. Credo che sia un’esigenza collettiva quando ricordiamo i tempi del tuo minimalismo agnostico, ateo, radicale che ha rivoluzionato il mondo. O forse è solo nostalgia, ricordo. Tu ci insegni che essere nostalgici è sbagliato, e che dunque non bisogna guardare indietro ma solo in avanti, il fatto è che esiste solo il presente. Il futuro è un’ipotesi, ed io ipotizzo che tornerai a brillare senza re-edition, senza Raf, senza nessuno ma solo con il tuo istinto.
Buon compleanno.
Miuccia Prada Miuccia Prada Miuccia Prada Miuccia Prada